INTERVISTA:
"CON SALOMON ATTRAVERSO LE PIEGHE NASCOSTE DEL LINGUAGGIO MUSICALE, OVVERO DALLA PARTITURA ALL'ANIMA"
Fiorella Sassanelli
Gli studenti assicurano un passaparola infallibile, nel bene e nel male. Seguendo uno di loro, ho voluto incontrare il direttore d'orchestra argentino Luis R. Salomon, che mi ha accolto nella sua ampia e luminosa casa sull'Appia Pignatelli a Roma.
Salomon è una persona elegante e un musicista sensibile e profondo. I segni delle sue partiture rivelano un chiaro approccio analitico, risultato di un lungo lavoro preparatorio.
"Innanzi tutto cerco di identificare il tipo di struttura" tiene a precisare. E spiega: "Per definire la forma integrale di un'opera considero non soltanto il discorso puramente musicale, quali le idee tematiche, l'elaborazione, la riconduzione o la rielaborazione, ma anche altri aspetti quali il ritmo, l'accompagnamento, la dinamica, la strumentazione. Tutti gli elementi insieme mi permettono di scoprire il tessuto interno del discorso musicale. Parto dalla macro forma per arrivare alla microstruttura".
Questo tipo di lavoro impone una inevitabile scomposizione della musica. Lei che procedimento usa?
"Applico il metodo tedesco denominato Taktgruppenanalyse. Riunisco le misure in gruppi, a loro volta abbinati alla Barform, cioè alla forma strofica, con tutte le sue varianti (Bar, Gegenbar,Bogen, elyptische Formen ) Uso inoltre un altro sistema analitico, strutturato in These, Antithese, Synthese, Vordersatz, Nachsatz. Entrambi i metodi mi permettono di smembrare tutto il tessuto musicale".
Com'è arrivato a questo tipo di approccio e dove l'ha appreso?
"All'Accademia Musicale di Vienna, lavorando principalmente sulle opere del classicismo. Così mi sono reso conto di quanto gli elementi musicali delle opere del periodo classico siano al servizio della comprensibilità e della simmetria.
Qui, attraverso frasi brevi, periodiche e articolate, riusciamo a vedere con chiarezza l'intero tessuto. Persino il contrasto (dinamico, tematico, timbrico) produce articolazione. La distribuzione della tensione nella forma chiusa, è molto chiara se pensiamo all'articolazione tonale: nei classici infatti, la prima parte nella tonalità di impianto conduce a una zona centrale nella quale tutte le tensioni crescono sino al culmine armonico, che nella terza fase trovano la risoluzione delle dissonanze seguendo un piano perfettamente simmetrico. E' evidente che il classicismo ha lasciato dei grandi insegnamenti. Gli stili successivi non possono fare a meno di questi insegnamenti. Del resto vorrei far notare che il classicismo in musica arriva con enorme ritardo rispetto alle altre forme d'arte, il che lo rende molto attuale".
Quali competenze servono per impossessarsi di una tale lettura analitica?
"Innanzi tutto una conoscenza della tonalità e poi delle regole che consentono il riconoscimento delle diverse sezioni. A mio parere si tratta di un approccio fondamentale per scoprire la vita interna della partitura".
Quanto è importante saper stabilire il tempo di un brano?
"Il tempo è un fattore di creazione quanto le note, la dinamica, la strumentezione eccetera. Ogni forma d'arte ha la sua dimensione. Prendiamo l' esempio della pittura: essa ha una dimensione di tipo spaziale, cioè costituita da una superficie. Analogamente la musica ha una dimensione di tipo temporale. Trovo quindi fondamentale, per poter definire questa sorta di cornice temporale, saper individuare la pulsazione propria dell'opera. E' evidente che essa non deve essere alterata per non snaturare l'opera stessa.
Mi è capitato tempo fa, di vedere in una stazione ferroviaria una riproduzione di un quadro di Monet che occupava una superficie enorme. La sua dimensione era talmente alterata (quindi la sua struttura) che l'opera a cui si riferiva non aveva più nessun significato.
Il Tempo va visto anche come elemento di identificazione della forma stessa. Nei classici inoltre, i cambi di tempo dentro una forma chiusa,devono essere relazionati fra loro secondo i principi della così detta Tempo-relation con rapporti di tipo diretto, indiretto, semplice, composto diretto, composto indiretto e costante".
M° Salomon Lei ha parlato di analisi, di tempo ,relazioni di tempo ecc..
In conclusione come trasferisce in orchestra la sua concezione dell'opera?
"Premetto che il direttore d'orchestra è l'unico musicista che non ha un contatto fisico col suo strumento che inoltre e fatto di materia viva. Ciò detto, egli ha l'obbligo di creare dentro di sé un'immagine sonora dell'opera (operazione resa possibile dalle fasi di analisi), tanto potente da trasformarsi in energia che avvolge e coinvolge i professori d'orchestra. Questa è la trasmissione di un'idea , in un ambito in cui la parola ha un ruolo più indicativo che esplicativo".
Intervistatrice Fiorella Sassanelli
ha compiuto gli studi presso il Conservatorio "Piccinni", dove si é diplomata in Pianoforte, Composizione e Strumentazione per banda, e all'Università dove si è laureata in Lingue e Letterature Straniere con una tesi in Storia della Musica moderna e contemporanea. Ha partecipato alla stesura dei volumi Vent' anni di musica elettronica al CSC di Padova, (CIMS, 2002) L' arte innocente (Rugginenti, 2004)e Nadia Boulanger et Lili Boulanger (Symétrie,2007),questìultimo Prix des Muses 2008 come migliore biografia musicale in Francia.
In qualità di musicologa collabora tra le altre, con la Fondazione Lirico Sinfonica "Petruzzelli e teatri di Bari" e la Fondation Internationale "Nadia e Lili Boulanger" di Parigi.
Suoi lavori musicologici sono stati pubblicati su Journal of New Music Research e Musica /Realtà. Svolge attività di pubblicista per il quotidiano La Repubblica (edizione per la Puglia) e Il Giornale della Musica. Attualmente insegna Lettura della Partitura al Conservatorio "Stanislao Giacomantonio" di Cosenza. Dottoranda di ricerca in Musicologia presso l' Ecole Pratiquie des Hautes Etudes a Parigi.
INTERVISTA:
AZIONE - Giovedì 27 Agosto 1998
Lugano
Carla Jelmorini
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